Essere padri oggi.

Il 19 marzo si è celebrata in Italia la festa del papà, giornata nella quale si celebra San Giuseppe e si festeggia la figura paterna: disegni e lavoretti da parte dei figli più piccoli, regali personalizzati dai più grandi, post e foto ricordo sui social. Ma superato questo giorno, abbiamo la consapevolezza dell’importanza del ruolo di padre e soprattutto di come questo sia enormemente cambiato nel corso degli ultimi decenni?
Nell’antichità e fino a non molti anni fa, il padre era colui che aveva la patria potestà su tutti i membri della famiglia, il potere di decidere in ogni ambito della loro vita, dall’area formativa a quella sentimentale-relazionale; era colui che teneva in toto le redini della famiglia, occupandosi delle faccende economiche e burocratiche, e non curandosi invece della casa e della crescita dei figli, che spettava alla madre. Un padre “padrone”, in questi termini assente, distaccato, freddo, non curante dei reali bisogni affettivi dei propri figli; un padre che entrava nella vita dei figli attraverso punizioni e sgridate, suscitando sensi di colpa e lontananza affettiva.
La situazione è oggi ampiamente cambiata: l’ingresso delle madri negli ambienti lavorativi ha permesso ai padri di entrare in maniera attiva all’interno della propria famiglia e rivestire un ruolo importante nella cura dei figli e nella loro formazione. La figura del padre si sta riscattando: si sta andando via via riducendo la loro necessità di mostrarsi forti, coraggiosi e autoritari, in favore del desiderio di esprimere i propri sentimenti ed il proprio amore verso i figli, le emozioni e le paure che sperimentano nella relazione con loro. E questa è una forte gratificazione.
Il papà è la figura che provvede ad un adeguato sviluppo delle abilità sociali, particolarmente nel momento di distacco del figlio dalla madre, nel delicato percorso di costruzione di una propria identità; è il primo porto sicuro in questo percorso, la prima possibilità di sperimentare una nuova relazione al di fuori di quella materna, su un terreno solido e lontano da minacce. Il papà è il compagno di giochi privilegiato: con lui il gioco diventa più iperattivo, divertente, fisico e stimolante, e permette al bambino di iniziare a conoscere le regole sociali, la condivisione, la creatività ed il problem-solving, oltre che vivere una nuova esperienza del proprio corpo. Assieme alla mamma, il papà ricopre oggi un ruolo attivo anche nelle prime fasi della vita del proprio figlio, gioendo con lei dei successi e condividendo parimenti la gestione delle difficoltà educative e dello sviluppo del bambino.
Anche la legge ha riconosciuto questo rinnovato ingresso paterno in famiglia, dando la possibilità ai padri di usufruire del congedo parentale fino ad un massimo di 10 mesi, per accudire i propri figli.
Ci sono però ancora delle difficoltà che un padre incontra nella libera espressione del proprio essere padre? È considerato, o si vive, come una figura “aggiuntiva” alla relazione madre-bambino? Si sente messo da parte nei primi mesi di vita del proprio figlio, in particolare nella fase dell’allattamento?
La maggior parte delle ricerche, tra le quali ricordiamo la Strange Situation (Ainsworth et al. 1978), si sono principalmente occupate dell’importanza della figura materna e della diade mamma-bambino, spesso ignorando il ruolo della figura paterna. Allo stesso modo, anche il dire comune è ancora influenzato da una mentalità antiquata, in cui il padre svolge un ruolo secondario rispetto alla madre nella crescita del figlio, in particolare nell’organizzazione della vita scolastica ed educativa. Permane una disparità di genere nella gestione familiare, nella quale la figura femminile la fa da padrona. Un padre, nella maggior parte dei casi, passa tutt’oggi meno tempo accanto al proprio figlio per necessità lavorative; ma la qualità del tempo trascorso con lui è fondamentale.
A livello di ricerca, molti autori stanno iniziando a concentrarsi sull’importanza delle funzionalità paterne al pari di quelle materne, ampliando la classica teoria dell’attaccamento.
La figura paterna non fa da semplice supporto alla diade madre-bambino, ma è assieme a questa, la base di un quadro in cui ogni singola parte coinvolta da senso alle altre. Quanto è perciò importante sottolineare e ricordare è che le relazioni madre-bambino e padre-bambino non sono interscambiabili, ma sono entrambe relazioni uniche ed indispensabili nella crescita sana e serena di un figlio. Il diventare padre e soprattutto il sentirsi padre, rappresentano una ricchezza emotiva di enorme rilevanza sia per il padre stesso che per il figlio, una nuova fonte di identità e realizzazione, e va pertanto vissuta a pieno.
Bibliografia:
Ainsworth MDS, Blehar MC, Waters E, Wall S, Patterns of attachment: A psychological study of the strange situation. Hillsdale, NJ: Erlbaum, 1978.
Fivaz Depeursinge E., Corboz Warnery A., “Il triangolo primario. Le prime interazioni triadiche tra padre, madre e bambino” Raffaello Cortina Editore, Milano, 2000.